Credono di aver capito il senso della vita solo perché ascoltano Tom Waits. Usano l’ironia come se fosse uno scudo medievale. Vestono come se avessero ancora 18 anni, portano scarpe slacciate, rigorosamente Converse All Star, giacchetti finto militari, ma a stento hanno fatto la visita militare. E sembrano tutti spettinati, nonostante una delle loro attività preferite è quella di stare in bagno davanti allo specchio fingendo di suonare una Fender immaginifica.
Vivono per lo più coi genitori, ma passano tutti il tempo a progettare viaggi e sbandierare la loro prensunta indipendenza e voglia di stare per i fatti propri. Sono in mezzo a voi, fanno la fila ai supermarket con finta nonchalance, trasudano imbarazzo anche quando bevono il caffè al bar.
Hanno tutti un segno distintivo, un portamonete sistematicamente vacante. Alle spalle carriere universitarie discutibili, sogni di gloria a calcare palchi e provando ogni tipo di strumento o disciplina artistica. Voi li chiamerete pure indie snob, ma io li chiamo per quello che sono: dei falliti senza arte né parte. Per loro tutto è figo geniale, grandioso, stupendo! Aho l’hai sentito er disco dei” Nunlicake Manku Lamadre”, è da paura! Sentilo! Sentilo!
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