mercoledì 8 settembre 2010
Testamento biologico # 32
Avvenne in una calda notte di Giugno, che tre improbabili personaggi s’incontrarono. Erano una Radiolina che declama solo poesie di Quasimodo, uno strano Omino di Plastica e una Fatina di Pezza; io mi trovavo sul tetto della mia casa, ad osservare la luna e a sorseggiare una malinconica lattina di birra importata dall’Olanda. Era stata una giornata di impalpabile furore mediatico, trascorso nel dondolarsi fra l’estasi e la noia, il divino e il profano, le lacrime e i sorrisi. Con qualche disonesta razionalizzazione ero riuscito inspiegabilmente a tirarmene fuori.
L’inconsistenza di quella notte si faceva largo in me, sprigionando dolori interni e riaprendo ancestrali ferite bruciate dal sole che infesta il mio sentire mentre con la marcia indietro mi dirigo verso la tanto agognata maturità ai margini della notte…
Resterà un umido ricordo di una spiaggia vissuta, di una stella cadente che non so dimenticare. E ho visto una stella cadente e non potevo far altro che pensare a te! Stanotte sto cercando la stella cadente, quella che più ti somigli, capace di condurmi vicino al tuo cuore, per sentirmi un passo solo più vicino al mio dolore.
Qui non ci sono troppi bei ricordi da contemplare. Ancora questa strada delle otto automobili, porta con se rimpianti e disillusioni. Suona solitaria un’armonica ferita: è il solito pazzo nostalgico che non vuole arrendersi al fatto che ogni storia ha un finale. Ogni stagione porta all’autunno. Non lo dicono in molti, ma il vero obiettivo è il grigiore. Suona oggi la chitarra pungolosa che domani accompagnerà questo silenzio malinconico.Noi due saremo ancora sulla strada, con le scarpe bucate e un euro per un caffè. Ma saremo i sopravvissuti alle nostre piccole sporche battaglie quotidiane, sul come nasconderci meglio mentre anche gli auricolari del mio Ipod si stanno facendo grigi…
Conoscevo una ragazza che amavo su quella strada, oggi quando passo di lì penso a cosa stia facendo della sua vita e dove sono svaniti le risate, i clamori e gli amplificatori che spingevamo a palla fino alla saturazione… Quando stavo in Andalusia era l’inquietudine a dominare il mio cuore. Sapevo che non sarei stato al tuo fianco tutto il tempo, ma quelle ballerine di flamenco sapevano davvero come muovere il bacino. E quando sei convinto di aver perso il tuo treno, credi che non ce siano altri che conducono alla Gloria o alla Salvezza.
Adesso mi sono lasciato crescere questa barba e a volte sento che mi sto lasciando vivere. Però mi ricordo proprio bene i tuoi occhioni blu, mi fissavi con stupore o indifferenza e come un killer sotto la pioggia studiavi le mie reazioni, davvero troppo emotive, tesoro? E alle volte, dei sentimenti, se non sono quelli giusti, non sai proprio cosa fartene! Questo treno ha smesso di imbarcare disillusi poeti del cazzo; non c’è più il supplemento della sconfitta per noi…
Avanti, ricordiamoci come si fa, un passo dopo l’altro, e ancora una volta il menestrello canterà la nostra canzone, ma chi aveva chiesto il bis? E chi voleva bere qualcosa: sono disposto ad offrire io il primo giro, ma non voglio una spalla su cui piangere, non è davvero questo: chiedo solo uno sguardo d’intesa e complicità… E sto qui seduto su questa lingua d’asfalto, Lancia del Mediterraneo. E adesso anche io non sono più così ingenuo ed onesto. Ho smesso di pensare alle stelle cadenti, alla luna e al mare in tempesta. Mi pettino i capelli fino a far sparire, per un momento, il grigio che invade la mia vita. Ho camminato fino a svanire nel cuore della notte e di quest’orizzonte di solipsismo. Sarà anche la notte il solo riparo che mi appartiene, ma quanto costa questo riparo e perché devo sfuggire al mio destino? Chi ha gia deciso anche per me? Ci sarà un altro posto per vivere, dove anche un dannato come me possa sentirsi a casa…
La casa è diventata troppo affollata, i vestiti troppo stretti, e non so dove andrò stanotte. Là fuori dove il cielo è stato lavato da una dura pioggia benefica. C'è qualcuno che mi chiama con il nome che in pochi conoscono. Stanotte mi sento leggero, cammino e non provo dolore. Questo brindisi è per la tua bellezza, e questo per la mia salute. Questo è per i posti meravigliosi dove andremo. La fortuna è meglio costruirsela da soli… Va tutto bene mamma, sanguino soltanto, e nessuno vuole spezzare le mie catene, perciò continuerò a marciare in solitudine finchè anche i miei pensieri diverranno Marcia.
Sento che stanotte è il momento in cui le mie paure si realizzeranno fino a divenire puro delirio e voglia di vivere, un urlo mozzato di sudore e libertà! Corriamo via soltanto finchè siamo vivi, adesso! Abbiamo ancora una possibilità di andarcene con le nostre gambe, andiamo via senza bagaglio, non ci lasceranno il tempo di riflettere, solo questo piccolo istante di gloria ci è stato concesso e se siamo ancora un po’ svegli tocca approfittarne prima che sia troppo tardi.
Questa lingua d’asfalto brucia di vita e di bramosie, animali notturni, puttane & illusi Bardi, ci stanno insegnando il percorso, sento uno strano riverbero nell’aria e qualcuno la chiama coincidenza, altri magia, ma sento un antico soffio di furore in questa notte meridionale e vedo che qualche giovane cuore spezzato ha gia risposto all’appello. E allora cosa stiamo aspettando, è questo il momento in cui le nostre lingue si toccheranno per la prima volta in un abbraccio fraterno! Stanotte mi sento d’essere ancora vergine e non so perché, ma è una sensazione bellissima, e lo sono realmente… Le mie narici bruciano e mi avvertono che il pericolo incombe, questa aria sembra fatta di colla e segatura, non riesco quasi a vederti tanto siamo lontani e tanto la pece ha ricoperto come un vello questa strana notte di fuochi e di solitudine, ma questa notte è il momento, l’ ho letto anche sul blog di Memorialiquida, che se non lo faccio adesso, domani sarà troppo tardi… Certo potrei scrivere su qualche rotocalco e servire la causa di una qualche organizzazione extraparlamentare e compagnia bella, ma non sono una foca ammaestrata io; vi dirò anzi che in questo momento mi sento come un tricheco impigliato in una scatola di sigari…
Stanotte il mare ha lame affilate d’argento, pronte a dilaniare e a saziarsi delle mie carni, penso proprio che lo lascerò fare, visto che mai come adesso mi sento un marinaio prigioniero della terra che cerca di arrivare in paradiso, prima che chiudano la porta… Le nuvole imposero il proprio pensiero a tutti gli esseri che stavano animando quella notte. E mi ritrovo con la mente lungo le spiagge ove corrono in amore cavalli di Luna e di Vulcani... In quale parte di cielo vennero incatenati i nostri sogni, dove la chiave di libertà e giustizia! C’è una strana oscurità ai margini della città… c’è uno strano rumore ai bordi della strada…
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